Fred Ruhe
Well-known member

L. Carrera, Marco Pavia, M. Peresani & M. Romandini, 2018
Resti fossili di uccelli dai depositi del Pleistocene Superiore di Grotta del Buso Doppio del Broion (Italia Nord-Orientale): implicazioni paleoecologiche, paleoambientali e paleoclimatiche.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana 57, 145-174.
Abstract: http://paleoitalia.org/archives/bollettino-spi/100/vol-57-2-2018/
In questo contributo presentiamo l’analisi sistematica e tafonomica dei resti fossili degli uccelli del sito di Grotta del Buso Doppio del Broion (Vicenza), situato sui Monti Berici, nel comune di Longare, in Italia Nord-Orientale. I depositi sono riferibili al Pleistocene Superiore. Le Unità Stratigrafiche analizzate coprono un intervallo cronologico riferibile alla fine del MIS 3 e il passaggio al MIS 2, una fase di irrigidimento climatico corrispondente all’instaurasi delle condizioni tipiche dell’Ultimo Massimo Glaciale. L’analisi sistematica ha rilevato la presenza di almeno 44 specie diverse di uccelli, grazie alle quali è stato possible effettuare ricostruzioni paleoambientali. I Monti Berici e la pianura immediatamente circostante erano caratterizzati da una certa varietà di ambienti, come foreste di conifere o miste, aree aperte con affioramenti rocciosi o pareti rocciose, steppe, aree erbose e cespugliate, aree umide e corsi d’acqua a debole intensità. Una buona varietà di specie di ambiente acquatico è infatti stata rilevata nel deposito. Queste specie potevano provenire da zone umide situate in pianura ed oggi assenti, oppure dal lago di Fimon, poco distante dal sito, che alla fine del MIS 3 era una zona paludosa con acque basse. Il numero di taxa di ambiente aperto, considerando l’intero campione, supera leggermente quello dei taxa di ambiente roccioso, forestale e acquatico. I taxa rilevati attestano un aumento, verso l’inizio dell’Ultimo Massimo Glaciale, di ambienti aperti ed acquatici, supportato dal record pollinico del lago di Fimon. Di particolare interesse è il ritrovamento di due specie a carattere boreale, Bubo scandiacus e Surnia ulula, nel livello superiore del deposito. La loro presenza alle medie latitudini è infatti attestata nel record fossile europeo durante le fasi più fredde del Pleistocene, ed indica un clima più rigido dell’attuale ed un progressivo raffreddamento all’interno della sequenza analizzata. Inoltre, la presenza di alcune specie (quali Lyrurus tetrix, Tetrao urogallus, Pyrrhocorax graculus, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Nucifraga caryocatactes) a quote nettamente minori rispetto a quelle in cui vivono oggi, in seguito allo spostamento delle fasce vegetazionali durante le fasi fredde, conferma l’ipotesi di un clima più rigido dell’attuale durante l’intervallo cronologico indagato. Interessante è il ritrovamento dei primi record fossili italiani pleistocenici di Troglodytes troglodytes e Phoenicurus ochruros, mentre il resto di S. ulula rappresenta il secondo record fossile pleistocenico di questa specie in Italia, attestandone la presenza nelle propaggini meridionali dell’arco alpino al passaggio tra MIS 3 e MIS 2. L’analisi tafonomica ha rilevato l’attività combinata di carnivori, rapaci notturni e uomini nell’accumulo dei resti di uccelli. Questo contributo fornisce interessanti nuovi dati sullo spostamento verso sud dell’areale di distribuzione delle specie a carattere boreale durante le fasi fredde del Pleistocene e aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza dei paleoambienti e del paleoclima del Nord-Est Italia durante la fine del MIS 3 e all’instaurarsi dell’Ultimo Massimo Glaciale.
Enjoy,
Fred
Resti fossili di uccelli dai depositi del Pleistocene Superiore di Grotta del Buso Doppio del Broion (Italia Nord-Orientale): implicazioni paleoecologiche, paleoambientali e paleoclimatiche.
Bollettino della Società Paleontologica Italiana 57, 145-174.
Abstract: http://paleoitalia.org/archives/bollettino-spi/100/vol-57-2-2018/
In questo contributo presentiamo l’analisi sistematica e tafonomica dei resti fossili degli uccelli del sito di Grotta del Buso Doppio del Broion (Vicenza), situato sui Monti Berici, nel comune di Longare, in Italia Nord-Orientale. I depositi sono riferibili al Pleistocene Superiore. Le Unità Stratigrafiche analizzate coprono un intervallo cronologico riferibile alla fine del MIS 3 e il passaggio al MIS 2, una fase di irrigidimento climatico corrispondente all’instaurasi delle condizioni tipiche dell’Ultimo Massimo Glaciale. L’analisi sistematica ha rilevato la presenza di almeno 44 specie diverse di uccelli, grazie alle quali è stato possible effettuare ricostruzioni paleoambientali. I Monti Berici e la pianura immediatamente circostante erano caratterizzati da una certa varietà di ambienti, come foreste di conifere o miste, aree aperte con affioramenti rocciosi o pareti rocciose, steppe, aree erbose e cespugliate, aree umide e corsi d’acqua a debole intensità. Una buona varietà di specie di ambiente acquatico è infatti stata rilevata nel deposito. Queste specie potevano provenire da zone umide situate in pianura ed oggi assenti, oppure dal lago di Fimon, poco distante dal sito, che alla fine del MIS 3 era una zona paludosa con acque basse. Il numero di taxa di ambiente aperto, considerando l’intero campione, supera leggermente quello dei taxa di ambiente roccioso, forestale e acquatico. I taxa rilevati attestano un aumento, verso l’inizio dell’Ultimo Massimo Glaciale, di ambienti aperti ed acquatici, supportato dal record pollinico del lago di Fimon. Di particolare interesse è il ritrovamento di due specie a carattere boreale, Bubo scandiacus e Surnia ulula, nel livello superiore del deposito. La loro presenza alle medie latitudini è infatti attestata nel record fossile europeo durante le fasi più fredde del Pleistocene, ed indica un clima più rigido dell’attuale ed un progressivo raffreddamento all’interno della sequenza analizzata. Inoltre, la presenza di alcune specie (quali Lyrurus tetrix, Tetrao urogallus, Pyrrhocorax graculus, Pyrrhocorax pyrrhocorax, Nucifraga caryocatactes) a quote nettamente minori rispetto a quelle in cui vivono oggi, in seguito allo spostamento delle fasce vegetazionali durante le fasi fredde, conferma l’ipotesi di un clima più rigido dell’attuale durante l’intervallo cronologico indagato. Interessante è il ritrovamento dei primi record fossili italiani pleistocenici di Troglodytes troglodytes e Phoenicurus ochruros, mentre il resto di S. ulula rappresenta il secondo record fossile pleistocenico di questa specie in Italia, attestandone la presenza nelle propaggini meridionali dell’arco alpino al passaggio tra MIS 3 e MIS 2. L’analisi tafonomica ha rilevato l’attività combinata di carnivori, rapaci notturni e uomini nell’accumulo dei resti di uccelli. Questo contributo fornisce interessanti nuovi dati sullo spostamento verso sud dell’areale di distribuzione delle specie a carattere boreale durante le fasi fredde del Pleistocene e aggiunge un ulteriore tassello alla conoscenza dei paleoambienti e del paleoclima del Nord-Est Italia durante la fine del MIS 3 e all’instaurarsi dell’Ultimo Massimo Glaciale.
Enjoy,
Fred